Quando l’ospedale diventa una metafora: un film che è una soglia
Giovedì 10 aprile alle 18.00, le luci si abbasseranno nella storica sala del Cinema Lux di Messina, e il volto profondo, malinconico e ironico di Valerio Mastandrea apparirà non solo sullo schermo ma anche dal vivo, davanti al pubblico. “Nonostante”, il suo nuovo film da regista e interprete, è più di un’opera cinematografica: è un affondo lirico nella sospensione dell’esistenza, nel tempo dilatato della cura, nella vertigine di chi sceglie di restare fermo per sopravvivere.
Un ospedale diventa rifugio e prigione, scena e sipario, teatro dove l’inattività si fa scelta e l’immobilità resistenza. In questa stasi, interrotta dall’arrivo di una nuova figura ribelle e irrequieta, si gioca la possibilità – o l’impossibilità – di amare davvero. È qui che Mastandrea costruisce la sua riflessione sull’amore: un amore che non salva, ma svela. Che non guarisce, ma disarma.
Il Cinema Lux: uno scrigno di memorie e immagini
Nel cuore della città, il Cinema Lux non è solo una sala: è uno spazio rituale, una cattedrale laica dell’immaginario, dove si sedimentano epoche, sogni, rivoluzioni. Le sue poltrone rosse, testimoni silenziose di generazioni di spettatori, accolgono ora un evento che profuma d’autore, con un interprete che sa tenere insieme la Roma di Pasolini e il disagio suburbano della contemporaneità.
Messina diventa così non solo luogo geografico, ma crocevia poetico: lì dove l’arte incontra lo spettatore e lo interroga.
Il film: sospensione, amore e altri demoni
Scritto con Enrico Audenino, “Nonostante” ha aperto la sezione Orizzonti dell’81ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Un riconoscimento non banale per un’opera che si muove come una danza lenta, giocando su equilibri fragili tra allegoria e concretezza.
Nel cast, un mosaico umano e potente: Dolores Fonzi, Lino Musella, Giorgio Montanini, Laura Morante, Justin Alexander Korovkin, Barbara Ronchi e Luca Lionello. Voci e volti che abitano un luogo senza tempo, una clinica che è insieme manicomio e convento, prigione e confessionale.
La storia scorre come un’acqua ferma: un uomo trova pace in un reparto ospedaliero. Non ha bisogno di uscirne, perché lì – in quella zona franca – nulla fa davvero male. Finché arriva lei, furente e impaziente, a ricordargli che esiste un “fuori”. Da quel momento inizia il vero viaggio: quello verso il cuore, verso le emozioni che non si possono medicare.
Un avverbio che si fa popolo
Il titolo stesso, “Nonostante”, è dichiarazione d’intenti. Un avverbio che diventa sostantivo, un’identità collettiva di anime resistenti, di vite che nonostante tutto decidono di sentire, ancora e fino in fondo.
Mastandrea lo dice chiaramente: “Raccontare una storia d’amore è più difficile che viverne una”. E allora sceglie il linguaggio più semplice, quasi infantile: una festa di tredicenni, una stanza piena di musica e goffaggini, dove l’amore non ha ancora nome ma già ha potere.
In questo film, il sentimento non è mai patetico, semmai tragicamente comico, teneramente assurdo. Come tutto ciò che vale la pena vivere.
Appuntamento con l’autore: Mastandrea a Messina
L’incontro con il pubblico sarà un’occasione rara: ascoltare Mastandrea parlare della sua visione del cinema, della sua idea di regia, della scrittura come atto di resistenza. E sarà anche un modo per vedere da vicino uno dei pochi attori italiani capaci di attraversare i generi senza perdere identità: attore, autore, regista, narratore della malinconia italiana.
L’appuntamento è per giovedì 10 aprile alle 18.00, al Cinema Lux di Messina. Il prezzo del biglietto è 7 euro (intero) e 6 euro (ridotto).
Un evento da non perdere, nonostante tutto.