Il mare che racconta, la città che ascolta: domeniche tra storia e natura
C’è un luogo, a Palermo, dove la brezza salmastra porta con sé le voci del passato, sussurrate tra conchiglie e ruderi, tra i profili del cemento abusivo e le chiome degli alberi costieri. È l’Ecomuseo del Mare, custode silenzioso ma vivace delle tante anime di una città che ha fatto della costa una mappa emotiva. E proprio qui si snoda un ciclo di visite domenicali che si offrono come piccoli riti collettivi, un calendario che è diario urbano e diario umano, dove ogni data è un racconto, ogni percorso un invito alla riflessione.
Le visite non sono gratuite, va detto con chiarezza — il biglietto ha un costo simbolico di €10 da pagare direttamente in sede — ma il vero valore lo dà l’esperienza stessa: un viaggio immersivo tra natura, storia, urbanistica, resistenza e arte, con la possibilità di prenotare il proprio posto su Eventbrite. Ad eccezione, naturalmente, di ogni prima domenica del mese, quando l’ingresso è gratuito per tutti, come un piccolo dono del museo alla città.
Storie urbane, fiumi dimenticati e donne che hanno segnato il mare
Il 23 marzo ci si addentra nella questione spinosa e concreta dei “mammelloni”, rilievi artificiali generati dagli sversamenti edilizi del Sacco di Palermo. Una lezione a cielo aperto sull’urbanistica che distrugge e trasforma, ma che — in un gesto ecomuseale — può diventare anche testimonianza viva.
Poi, il 30 marzo, lo sguardo si volge al fiume Oreto, ultimo superstite dei corsi d’acqua cittadini, solco liquido dove la memoria incontra la vegetazione selvaggia. Una passeggiata che è quasi una preghiera laica: per ciò che resta e per ciò che va custodito.
Il 13 aprile, il mare si fa femmina. “Donne di mare” dà voce a figure dimenticate o sommerse: lavoratrici, madri, combattenti e narratrici che hanno segnato la costa con la tenacia della vita quotidiana.
E poi, tra biodiversità (20 aprile), famiglie di ogni età (27 aprile e 25 maggio), e arte contemporanea situata (11 maggio), la narrazione si amplia, si stratifica. Non è solo il museo a parlare: è Palermo stessa, nella sua carne urbana e nella sua anima mediterranea.
L’ecomuseo come specchio della città: riflessi balneari e memoria collettiva
Il 18 maggio si torna a bagnarsi nell’acqua della memoria, con le “Memorie balneari”. Dai primi tuffi peccaminosi — quando la nudità era scandalo — fino alle abitudini attuali, lo sguardo corre lungo le stagioni della socialità costiera palermitana, tra mode, mutande a righe e secchielli di plastica.
La narrazione si chiude — o forse si riapre in forma circolare — con due date gemelle: il 15 e il 22 giugno, si torna a esplorare il fenomeno dei mammelloni e il corso silenzioso dell’Oreto, a ribadire che ogni storia merita di essere ascoltata due volte. Almeno.
Per chi vuole partecipare, la prenotazione su Eventbrite è fortemente consigliata, perché i posti sono limitati. Ma quello che non è limitato — e non lo sarà mai — è il potere evocativo di un luogo come l’Ecomuseo del Mare: spazio vivo, tra passato e presente, dove ogni domenica diventa rito civile.