La voce delle corde e la danza di una donna che non ha paura
C’è una donna che balla da sola, in un paesino disperso nell’entroterra spagnolo, con il volto fiero rivolto al cielo e i piedi radicati nella polvere antica di una terra che non le appartiene. Si chiama Matilde, e se chiudete gli occhi, potrete vederla danzare tra i suoni morbidi e intensi della chitarra di Eleonora Strino, definita da JazzGuitar Today come “Italian Jazz Guitar Master”.
Il 7 febbraio 2025, alle 21.30, con l’uscita del suo nuovo disco MATILDE, pubblicato dalla prestigiosa etichetta CAM JAZZ, Eleonora approda ai Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo, portando con sé un lavoro che è insieme un racconto, una dedica, una dichiarazione di libertà. Un’opera jazzistica che ha la forza di un romanzo e il lirismo di una poesia danzante.
Matilde, la guerriera: jazz e mito in un solo nome
“Matilde è una donna che balla da sola…” — così si apre il pensiero intimo che accompagna questo album, un’immagine sospesa tra fiaba e rito pagano. Matilde è la donna che non chiede il permesso, che non si volta indietro, che non abbassa lo sguardo. Il suo nome vibra di etimologia antica, da maht e hild: “forza” e “battaglia”. Una guerriera dunque, ma non con la spada — con la musica.
Ed è proprio con questa forza che Eleonora Strino compone e suona, scolpendo un jazz che non ha paura di essere sensuale, melodico, libero. In questo nuovo progetto discografico, la chitarrista napoletana si mette a nudo, ma senza fragilità: la sua è una dichiarazione d’identità musicale, un manifesto femminile e radicale in punta di plettro.
Un quartetto per raccontare l’anima
Con Eleonora, in questo viaggio fatto di note e visioni, ci sono Giulio Corini al contrabbasso, Claudio Vignali al pianoforte, e Zeno De Rossi alla batteria. Non sono meri accompagnatori: sono custodi di un linguaggio condiviso, complici nel disegnare paesaggi sonori che attraversano terre e cuori. Il jazz, in questa configurazione, si fa quasi cinematografico: suggestivo, evocativo, intimo.
Ogni brano del disco è un frammento di Matilde, ogni assolo una danza, ogni pausa un respiro tra le mani del tempo. In queste tracce si annidano influenze mediterranee, echi flamenco, raffinatezze armoniche e quella dolce urgenza che solo i musicisti veri riescono a restituire. Strino non cerca l’effetto, ma la verità. E la verità, si sa, non ha bisogno di artifici.
Una dedica che è radice e volo
“A mio Padre, per avermi insegnato ad essere una donna libera.”
Con queste parole, Eleonora chiude il cerchio. Il disco non è solo un omaggio a una figura femminile archetipica, ma anche una lettera d’amore filiale, una riconoscenza intima verso chi le ha indicato la via dell’autonomia e della creatività. MATILDE è, quindi, anche un’opera generazionale: parla a tutte le figlie che hanno imparato a camminare con la propria musica nel cuore.
Il debutto a Palermo: jazz e poesia nella città delle contraddizioni
Sarà Palermo, la città degli arabi e dei normanni, degli eccessi e della grazia, ad accogliere questo debutto discografico. E non poteva esserci luogo più adatto: perché Matilde, come Palermo, è un’identità plurale, un simbolo di resistenza elegante, di bellezza che non chiede permesso.
Qui, nella Sicilia che ascolta e accoglie, Eleonora Strino presenterà il suo MATILDE con la naturalezza di chi non ha più bisogno di spiegarsi. La musica parlerà da sola — e danzerà, come Matilde, anche per noi.