Coriandoli, maschere, carri e tanto divertimento: questi gli ingredienti del Carnevale di Termini Imerese, il più antico di Sicilia, sia per storia che per tradizione.
Il Carnevale termitano ha origini ottocentesche ed è, insieme a quelli di Acireale e Sciacca, fra i più noti dell’isola.
La storia del Carnevale di Termini Imerese
Il carnevale termitano nasce come manifestazione pubblica intorno alla metà dell’ottocento ad opera, così come si racconta, di un gruppo di napoletani che erano venuti in Sicilia al seguito dei Borbone, stabilendosi successivamente nella città.
La prima data certa della manifestazione è quella del 1876, data ricavata da una ricevuta di pagamento rilasciata dalla Società del Carnovale di Termini Imerese.
Tutta la manifestazione ruoto intorno alle antiche maschere di u Nannu cà Nanna, vecchi manufatti in cartapesta costruiti alla fine dell’ottocento e introdotte proprio da quelle famiglie napoletane che diedero vita al Carnevale. Sin dalle origini della festa, che si protraeva per un mese intero, la conclusione della manifestazione prevede la lettura del testamento del Nannu e la simbolica “abbruciatina“, insieme agli spettacolari giochi pirotecnici.
I carri tradizionali
La festa ha inizio, come da tradizione, con la consegna delle chiavi della città al Nannu cà Nanna, da parte del sindaco di Termini. La particolarità del Carnevale termitano è proprio la figura femminile della Nanna, unica in Sicilia, ereditata insieme alla maschera-personaggio del Nannu, personificazione del carnevale e originaria dall’antica festa di Palermo.
La manifestazione prosegue poi con le sfilate dei carri, due nel circuito di Termini bassa, il sabato e la domenica, e quella conclusiva, il martedì grasso, a Termini alta. Faranno da contorno alla manifestazione spettacoli di musica e intrattenimento.
Tutto ruota intorno alle due maschere locali, u Nannu cà Nanna, che scandiscono i quattro momenti centrali della festa: l’attesa dei due protagonisti, la sfilata delle maschere, il Testamento “morale” lasciato da “u Nannu”, che conclude simbolicamente la festa.
Negli ultimi anni si è affermata una satira diversa, più pungente, che affida agli enormi pupazzi in cartapesta e ad altre figure allegoriche il compito di legarsi più strettamente all’attualità.