Un atlante immaginifico per leggere il mondo con occhi altri
Ci sono libri che non si leggono, ma si abitano. “Terre che non sono la mia”, ultima creatura cartografica di Matteo Meschiari, edito da Bollati Boringhieri, è uno di questi. Un’opera che non si sfoglia: si esplora. E a presentarla, nell’aria aperta e sospesa della Piazzetta Bagnasco a Palermo, sarà lo stesso autore, in dialogo con Giorgio Vasta — scrittore e fine indagatore dell’anima urbana.
In questo incontro che sa di rituale letterario, la geografia si rovescia come un guanto, e da scienza del controllo diventa strumento di immaginazione. Centoundici mappe, tracciate a partire dai margini del mondo, compongono un atlante della “territà”: parola coniata da Meschiari per descrivere quel misto di spaesamento e appartenenza che accompagna ogni tentativo umano di dare forma allo spazio vissuto.
La geografia come ribellione culturale
Non è solo un esercizio di stile o un’ode al vagabondaggio intellettuale. Il libro è, piuttosto, una dichiarazione poetico-politica. Dalla Groenlandia all’Australia, dai graffiti paleolitici agli asili italiani, passando per Babilonia e la foresta amazzonica, ogni mappa racconta un modo diverso di abitare il mondo. L’Occidente, dice Meschiari, ha dimenticato la geografia come vocazione per l’alterità, riducendola a strumento di dominio. Eppure, la controgeografia sopravvive, nelle pieghe delle culture indigene, nei gesti degli artisti, negli occhi dei bambini.
Questa raccolta di mappe — “un campionario di mondi lontani per capire e discutere il nostro” — restituisce la pluralità dello sguardo umano, dimostrando che tracciare una linea su una carta è sempre, in fondo, un atto narrativo. Un gesto che interroga lo spazio, ma anche il tempo e la coscienza.
Un autore nomade tra parole e territori
Matteo Meschiari non è solo scrittore, è antropologo, geografo culturale, esploratore della mente e del paesaggio. Insegna all’Università di Palermo, ma la sua cattedra ideale è il mondo stesso, osservato da epoche e civiltà diverse. Dai modelli abitativi del Paleolitico alle poetiche dell’Antropocene, dalle visioni preistoriche alla narrazione contemporanea, Meschiari costruisce un pensiero che sfida le coordinate classiche della conoscenza. È autore di saggi, romanzi, poesie e libri per l’infanzia: dalla neogeografia all’Antropocene fantastico, dalla landness alla fabbrica dei mondi, ogni titolo è una traiettoria, un punto di fuga.
Il suo è un sapere stratificato, “geoanarchico”, in cui le parole si intrecciano ai territori come radici nella terra. E Terre che non sono la mia è, forse, il suo libro più visionario: un invito a disegnare mappe con l’immaginazione, per cercare, oltre i confini, una nuova possibilità di essere umani.
A fare da cornice all’evento, due presenze d’eccellenza: Vini Tasca d’Almerita, che profumano l’aria di Sicilia, e The Hotel Sphere con le sue dimore eleganti, Hotel Plaza Opéra e Principe di Villafranca, rifugi metropolitani per chi viaggia anche dentro sé stesso.