Venerdì 5 aprile, alle ore 21.00, con repliche fino al 14 aprile, va in scena nella Sala Grande del Teatro Biondo di Palermo lo spettacolo Kamikaze – Assocerò sempre la tua faccia alle cose che esplodono di Emanuele Aldrovandi, con la regia di Marco Lorenzi.
Il Teatro Biondo di Palermo e il Teatro Nazionale Croato Ivan de Zajc di Fiume hanno unito le loro forze per realizzare un’opera di grande fascino e attualità, interpretata da attori e attrici della Compagnia stabile del Dramma italiano di Fiume (Aleksandar Cvjetković, Elena Brumini, Serena Ferraiuolo, Stefano Iagulli, Mario Jovev, Mirko Soldano) e da tre italiani (Vittorio Camarota e le siciliane Aurora Cimino ed Eletta Del Castillo).
Un incontro di culture e identità diverse per uno spettacolo nel quale si parlano più lingue e si sperimentano ingegnose soluzioni metanarrative, che ci permettono di vedere sullo schermo un vero e proprio film mentre viene ripreso sul palcoscenico trasformato in set cinematografico.
Kamikaze, la trama
Kamikaze è uno spettacolo innovativo e sorprendente, che unisce cinema e teatro per raccontare una storia attualissima, invitandoci a riflettere su alcune questioni di capitale importanza per il nostro presente e per il prossimo futuro, oggi più che mai offuscato da venti di guerra e da politiche internazionali incapaci e miopi.
Cosa unisce il tragico attentato al Bataclan di Parigi e la storia di una giovane regista che vorrebbe realizzare un film sperimentale sul terrorismo e sulla complicata convivenza con gli immigrati di seconda generazione?
E cosa hanno in comune tre parlamentari europei senza scrupoli, di maggioranza e opposizione, riuniti in una grottesca cena, e la strenua lotta di questa giovane regista che vorrebbe realizzare il suo film senza scendere a compromessi con produttori e finanziatori attenti solo al profitto? Apparentemente nulla, ma, come in un gioco di scatole cinesi, scena dopo scena lo spettacolo svela i legami profondi tra tutti i personaggi e la nostra realtà.
Tutto è collegato, ogni cosa dipende dall’altra come in un puzzle. Man mano che si dipanano i diversi quadri dello spettacolo, i pezzi di Kamikaze si ricompongono in un unico panorama che ci spinge a riflettere sul nostro destino a partire da una domanda cruciale: è possibile immaginare un’alternativa umana per salvarsi dalla trappola autodistruttiva del sistema e del capitale, per salvarci da un interminabile presente che ha rimosso il passato e non lascia intravedere un futuro?