A Catania, al Palazzo della Cultura, un tributo musicale e teatrale alla voce senza tempo di Rosa Balistreri
Nelle sere calde di Catania, quando le pietre laviche sembrano trattenere il respiro del mare e del vulcano, un nome antico ritorna a farsi sentire: Rosa Balistreri, la cantastorie dell’anima, la voce cruda e poetica della Sicilia più vera. A renderle omaggio, martedì 12 agosto 2025 alle ore 21:00, sarà Lucia Sardo con lo spettacolo “Mille Rose”, un intreccio di musica, poesia e teatro che andrà in scena nel suggestivo Palazzo della Cultura.
Un viaggio nel cuore di Rosa
“Mille Rose” non è un semplice concerto, ma un rito collettivo, una celebrazione della resilienza femminile, una narrazione che si fa canto, parola, racconto popolare. Lucia Sardo, con la sua voce forte e materna, ci accompagna in un percorso tra le ferite e le fioriture di Rosa, tra le sue rivolte e le sue nenie, tra la rabbia e la dolcezza. Accanto a lei, la Women Orchestra, diretta da Alessandra Pipitone, anima sonora dello spettacolo.
Le note si intrecciano ai versi, mentre la scena si popola di pupe, figure poetiche, strumenti antichi e voci nuove. Gli arrangiamenti orchestrali, firmati da Davide Coppola e Valter Sivilotti, avvolgono la narrazione in un manto sonoro capace di evocare l’eco di un’intera isola.
Un cast tutto al femminile (e non solo)
Scritto da Lucia Sardo e diretto da Maria Arena, “Mille Rose” si avvale di una squadra d’eccezione:
alla fisarmonica Carmela Stefano, alle percussioni Manola Micalizzi, alle chitarre Simona Malandrino, al puparo Gioacchino Cappelli, con scene curate da Gregorio Calderone e le pupe realizzate dai celebri Fratelli Napoli.
È un inno alla forza e alla bellezza delle donne, che, come rose, sbocciano anche nelle crepe più aride, portando colore e speranza nel mondo.
Mille Rose è Rosa
Rosa Balistreri non è solo una figura della musica folk: è una ferita che canta, un urlo che si fa preghiera laica, una madre simbolica di tutte le ribellioni giuste. “Mille Rose” ne rinnova la voce, ne raccoglie l’essenza e la offre al presente, in una Catania che sa ancora accogliere i canti antichi con orecchie nuove.