L’eco antica dei giullari: quando il teatro si fa rito nella Sicilia di pietra e vento
In una Partinico che pare sospesa tra mito e cronaca, dove le ombre dei pupi si allungano sui vicoli come i ricordi dell’infanzia, la rassegna teatrale “I Giullari di Sicilia” si avvia al suo epilogo. Non una chiusura, ma un suggello: un sigillo teatrale inciso con l’eleganza e la potenza evocativa di Sofia Muscato, che sarà in scena domenica 27 aprile alle ore 18.00 sul palco del Teatro Gianì.
A dirigere questo affresco itinerante, Paride Benassai, custode e traghettatore di un’eredità popolare che pulsa sotto la cenere del tempo. Con mano ferma e spirito visionario, ha trasformato la rassegna in una vera e propria liturgia dell’identità, dove ogni spettacolo è un rosario sgranato a suon di risa, malinconie e verità incise nel dialetto.
Teatro Gianì: un tempio laico nel cuore di Partinico
Il Teatro Gianì, più che una semplice sala, è un luogo sacro dell’immaginario, un ventre urbano che accoglie voci e storie come antiche navate accolgono l’incenso. Posto nel cuore pulsante di Partinico, questo spazio scenico è crocevia culturale e palcoscenico simbolico per chi fa dell’arte una forma di resistenza e memoria.
Il teatro, nato per accogliere, è oggi più che mai un rifugio di parole e visioni, un luogo identitario dove la Sicilia parla, sussurra, grida e canta. Qui la scena non è solo rappresentazione, ma atto rituale, quasi una messa pagana dove l’anima del pubblico si specchia in quella degli attori.
Sofia Muscato: voce femminile di un sud che resiste
Con la sua interpretazione, Sofia Muscato chiude la rassegna portando in scena la Sicilia delle donne, dei silenzi eloquenti e delle rivoluzioni sussurrate. Il suo teatro è corpo e parola, eco e presenza: una performance intensa, vibrante, che s’innesta nella tradizione per scardinarla e reinventarla.
Non aspettatevi una narrazione pacificata. Quella di Muscato è una voce in rivolta, che affonda le mani nella storia per restituirne la carne viva, l’errore, la bellezza e l’amarezza. Un teatro che non consola, ma risveglia.
La chiusura di un ciclo, l’inizio di una visione
Con “I Giullari di Sicilia”, la città ha vissuto un’esperienza teatrale che è stata più di una rassegna: un percorso iniziatico, un viaggio nel cuore pulsante della sicilianità, dove la parola scenica si è fatta canto, denuncia, poesia e sberleffo.
L’appuntamento conclusivo con Sofia Muscato è l’ultimo atto di una partitura polifonica diretta da Paride Benassai, capace di restituire al pubblico la grandezza del teatro popolare, aggiornato però con l’acutezza del presente.
E mentre le luci calano su questo ciclo, resta accesa una domanda: di quali giullari avremo bisogno domani, per raccontare l’Italia che verrà.